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EDIFICI NOTEVOLI: CÀ SANTA
 L'edificio più antico è la Cà Santa, un enorme palazzo seicentesco che risale alla fine del 1500. La facciata è stata intonacata di recente; su di essa però sono ben visibili i segni del passato: le quattro finestre con spalline in pietra e inferiate in ferro battuto e il portone con volta in pietra. Fuori dalla casa c'è una cappella votiva fatta erigere nel 1620 circa da Giovanni Battista Maisis, come si legge nell'iscrizione un po' rovinata.

CASA BIANCHI
 Per quanto abbondantemente rimaneggiata e snaturata, anche questo edificio mostra evidenti i segni della sua storia: nella facciata sono presenti grandi motivi floreali e architettonici, festoni e un grande affresco centrale che raffigura la Vergine e il Bambino nella parte superiore, in basso il patriarca Mosè e l'arcangelo Gabriele.

CASA ARIOLI
 È l'edificio più grazioso che ci rimane. Tutto l'esterno è cosparso di fregi, affreschi e festoni attorno a ciascuna finestra. In ogni festone è dipinta una massima illustrata da una piccola scena (purtroppo non tutte sono leggibili). I dipinti sono di buona fattura, alcuni pressoché intatti, altri irrimediabilmente rovinati. Il grande portone al piano terra è ornato da un grande festone e sormontato da una loggia in pietra con ringhiera in ferro battuto legata con chiodi. Sopra la loggia vi è una scritta in latino - Non dura a lungo il nome del signore che non ha una lunga discendenza - e sopra di essa il grande stemma dei signori che abitavano la magione. Dice l'Angelini (1974 in "Arte minore bergamasca"). "Lo scomparto è così diviso: un pianterreno con le finestre quadre e inferiate, la porta centrale a motivi dipinti ornati, un piano superiore di maggiore altezza con finestre rettangolari a riquadrature sagomate sobrie e un soprastante ornamento a colori che racchiude emblemi contornati da nastri con motivi simbolici italiani o latini, e infine un secondo piano, basso di sottotetto, illuminato pure da quadrotti di luce con riquadrature lineari. In centro sopra le porte un balcone e lo stemma della famiglia...". In un'ala della casa trova attualmente sede l'asilo infantile.

LA CHIESA DI SAN GIACOMO:
 Al 1500 risale l'edificazione della chiesa di San Giacomo, consacrata il 29 luglio 1514. Non è la stessa chiesa che oggi vediamo sul poggio che domina l'imboccatura del paese: quella odierna è infatti il risultato di notevoli rimaneggiamenti e ristrutturazioni. L'edificio originario, di certo molto più piccolo, già decretato dal vescovo Pietro Lippomani il 26 ottobre del 1518, fu distinto e reso pienamente autonomo dalla chiesa di San Martino oltre la Goggia nel 1532. Sorta su un oratorio che pare risalisse al 1200, ricostruita nel 1675 e consacrata il 16 luglio del 1682 dal vescovo Daniele Giustiniani, dopo l'ampliamento operato nel 1913-14 su progetto dell'architetto Fornoni venne riconsacrata il 7 agosto del 1919 dal vescovo Marelli. Scriveva l'Ing. Beretta (1968): "Posta in posizione molto bella, la Chiesa Parrocchiale presenta il tradizionale orientamento con l'altare rivolto a est ed è circondata da tutti i lati da un discreto sacrato. La facciata verso ovest è stata eseguita durante l'ultimo ampliamento (1913) ed è molto semplice, conclusa di gronda in cemento a spiovente. La decora l'ampio portale in pietra artificiale sagomata ed ornata di grande timpano curvo sorretto da mensoloni. Esternamente sul lato sud la chiesa presenta l'ingresso secondario preceduto da ampio porticato con tre archetti in opera su colonne in graniglia sassuola. Sopra tale ingresso una lapide in marmo nero, sormontata di stemma con aquila bicipite e con scritta, fa da ornamento e da documento. La decorazione è sobria e presenta affreschi nelle volte e nella cupola; più in particolare nella volta della navata gli affreschi che rappresentano la chiamata dell'Apostolo S. Giacomo e il suo martirio (Servalli - Cavalleri), nelle pareti della cupola la glorificazione di S. Giacomo e santi patroni, nei pennacchi gli Evangelisti (Morgari, 1915) e nel catino la glorificazione della croce (Cavalleri). L'altare maggiore è in legno intagliato e dorato, e la sua ancona, suddivisa in nove scomparti (che raffigurano l'Eterno Padre, la Vergine con Bambino, S. Anna, l'Angelo Custode, S. Pietro, S. Giacomo, S. Giovanni Battista, S. Antonio Abate e S. Bernardino, S. Sebastiano e S. Rocco), fu dipinta da Agostino Facheris detto il Caversegno nel 1537.In seguito fu realizzata da Giosuè Marchesi una bella cornice intagliata e dorata per accogliere il polittico. Ai suoi lati sono poste due tele raffiguranti: a sinistra S. Antonio da Padova al quale appare sulle nubi il Bambin Gesù fra gli angeli, dipinto dal Ceresa nel 1677 (in basso si notano i ritratti dei donatori con lo stemma della famiglia Arioli); a destra S. Giovanni della Croce in estasi davanti alla croce sorretta da un angelo, di autore ignoto. Sui pilastri della tazza centrale troviamo due ottime tele attribuite con riserva a Francesco Zucco, raffiguranti S. Bonaventura cardinale e S. Lodovico di Tolosa; sotto di esse, due belle icone di recente fattura (1991), realizzate da Emiliano Tironi di Bergamo che raffigurano la Madre di dio e la Trinità. Di riscontro S. Filippo Neri e S. Romualdo dipinti da G. Armani nel 1943. Di Beppe Facchinetti le tele di S. Anna e dell'Immacolata (1932). La cappella di sinistra è dedicata alla Madonna del Rosario, con il bell'altare in marmo grigio intarsiato con fregi e uccelli. L'ancona pure in marmo è decorata da due colonne rosse a tutto tondo che reggono il fastigio. A destra la porta che immette al campanile e sopra di essa la nicchia di S. Giacomo Apostolo. La cappella di destra è dedicata a S. Giuseppe ed è dotata di altare in legno scolpito, dipinto e dorato; ai lati del santo due statue in legno raffiguranti la fede e la speranza (Giosuè Marchesi, 1915). A destra si trova la bussola dell'ingresso laterale per uomini ed a sinistra la porta di accesso alla Sacrestia.
 Il presbiterio era sopraelevato di tre gradini in rosso Verona e delimitato da una balaustra sagomata in marmo rosso di Camerata e nero e presentava al centro l'altare maggiore in legno scolpito e completamente dorato, con al centro il tabernacolo sormontato di cupoletta ed alle estremità dei candelabri due angeli adoranti. Ai lati del presbiterio due banchi per paratie per arredi in noce decorati di belle lesene scolpite; sopra i banchi le cantorie, quella di destra è dotata di organo. Dietro l'altare segue il coro, pure in noce, costituito da tredici stalli separati da lesene decorate da cariatidi di angeli.
 Il grande confessionale a tre ingressi suddivisi da quattro colonne a tortiglione ornate di vitalbe, sculture e ornati vari è opera dei Rovelli di Cusio (1700), come pure gli intagli del coro ed un armadio di noce a due ordini che è nella sagrestia.
 Sorprendente per qualità e copia la dotazione degli arredi sacri, con paramenti in ganzo, raso e seta del 1600-1700, un calice in rame del 1500, un ostensorio d'argento del 1700, tre lampade pure d'argento sbalzato e graffito, di cui la maggiore reca gli stemmi araldici delle famiglie Arioli, De Maisis e Simoni, e altri arredi in rame sbalzato e argentato. L'organo fu costruito da Adeodato Bossi nel 1836, restaurato da Francesco Roberti nel 1914 e rinnovato dai Piccinelli nel 1938. La bella torre campanaria, tutta in blocchi di salso - serizzo rosso locale, fu innalzata dal 1709 al 1712 da Gervasoni di Bordogna. Il concerto a cinque campane, già fuso da Giovanni Crespi di Crema e consacrato nel 1846 da mons. Sanguettola vescovo di quella città, dopo la spoliazione dell'ultima guerra fu sostituito con l'attuale concerto in Reb fuso da Angelo Ottolina nel 1947 ed inaugurato nel mese di settembre dello stesso anno.